La dichiarazione di Antonio Conte, in cui afferma che il Milan è un club migliore dell’Inter nonostante la pesante sconfitta per 5-0 contro il PSG, ha sollevato molte reazioni tra tifosi e addetti ai lavori. È una presa di posizione audace e, per certi versi, provocatoria, soprattutto considerando che arriva da una figura così esperta e rispettata nel calcio italiano.
Conte ha toccato un nervo scoperto nel calcio milanese: la rivalità tra Milan e Inter non è solo una questione di risultati recenti, ma affonda le radici nella storia, nei trofei, nello stile e nell’identità dei due club. Quando parla di “storia” e del “DNA vincente” del Milan, fa riferimento a qualcosa che va oltre i 90 minuti di una partita. Il Milan ha vinto sette Champions League, un record che lo pone tra i club più prestigiosi al mondo. Questo tipo di eredità crea una mentalità, un peso culturale che persiste anche nei momenti difficili.
Il terzo punto sollevato da Conte – “Anche quando perde, il Milan resta il Milan” – è forse il più controverso, ma riflette una percezione diffusa: il Milan ha una certa aura, un’identità internazionale costruita negli anni, che lo rende riconoscibile anche fuori dall’Italia.
Tuttavia, queste affermazioni non mancano di alimentare polemiche, soprattutto tra i tifosi interisti, che rivendicano successi recenti come gli scudetti e la finale di Champions League raggiunta nel 2023. La verità sta forse nel mezzo: mentre il Milan conserva una grandezza storica indiscutibile, l’Inter ha dimostrato una forza notevole nel presente. Le parole di Conte, sebbene discutibili, hanno acceso un dibattito che riflette l’anima passionale e divisiva del calcio italiano.
