La recente controversia emersa in Serie A riguardo alla designazione dell’arbitro Marco Guida come responsabile VAR per la partita tra Lazio e Inter solleva interrogativi importanti sull’equità e la trasparenza nel sistema arbitrale italiano. Il rifiuto da parte della Lazio di accettare Guida in sala VAR non è un gesto comune e riflette un clima di crescente tensione e sfiducia tra i club e le istituzioni calcistiche.
La decisione della Lazio sembra basarsi su precedenti giudicati controversi, in cui l’arbitro Guida avrebbe preso decisioni sfavorevoli al club biancoceleste. Sebbene ogni società abbia il diritto di esprimere preoccupazioni quando ritiene compromessa l’imparzialità, questa situazione evidenzia quanto fragile possa essere la fiducia nelle strutture arbitrali. Se i club cominciano a scegliere o rifiutare ufficiali in base alla loro storia personale, si rischia di minare l’autorità degli organi designatori e il principio di neutralità.
È anche interessante notare come questo episodio abbia acceso il dibattito tra tifosi, opinionisti e media, alimentando sospetti e ipotesi su favoritismi o conflitti interni. In un campionato già molto competitivo come la Serie A, dove ogni punto può fare la differenza nella corsa scudetto o nella qualificazione europea, episodi del genere rischiano di spostare l’attenzione dal campo alle polemiche.
Per tutelare la credibilità del campionato, è fondamentale che le istituzioni calcistiche garantiscano maggiore trasparenza nei criteri di designazione arbitrale e che ci sia un dialogo aperto tra club e organi federali. La fiducia si costruisce con coerenza, competenza e chiarezza. La gestione di questo caso sarà un banco di prova per la Lega Serie A e per tutto il sistema arbitrale italiano.
